Quando vi parliamo di Pasquale Bonamici, sia esso in riferimento alle cantine o riferendoci alla persona, la parola che viene in mente a noi della B&Brothers è “genuino”.

Genuino è un termine che la lingua italiana descrive come inalterato negli elementi costitutivi originali o naturali, autentico; si definisce un prodotto genuino quando è proveniente da fonte sicura, si definisce una persona genuina quando questa è schietta, cristallina. Insomma, quando ciò che vediamo rispecchia ciò che è veramente, senza artifizi, senza modificazioni che tendono a mascherare le caratteristiche proprie della persona o del prodotto.

Ed è proprio partendo da questo aggettivo che inizia il nostro breve racconto sulla storia di Pasquale Bonamici quale vignaiolo e produttore di vino.

Classe 1983 nato a Mamoiada in un contesto familiare di piccoli produttori di vino, in un paese che dalle vigne ha sempre tratto parte della sua storia e della propria connotazione agricola.

Basta girovagare per il paese, per poter notare le tante cantine (circa 20) dei produttori locali di vino, e proseguendo dalla periferia del paese sino alle campagne limitrofe e distanti, si noteranno invece le numerosissime coltivazioni a vite che fanno di Mamoiada un paese che sembra quasi un frutto di quelle vigne cosi numerose, come se che ogni casa sia un acino di un enorme grappolo d’uva i cui “raspi” sono costituiti dalle stradine che intersecano il percorso.

una vista della vigna di pasquale bonamici a mamoiada
una immagine dei grappoli di uva

Pasquale, dicevamo, è cresciuto in un ambiente di piccoli produttori di vino, quelli che producevano qualcosa in più per poterla scambiare per altri prodotti con i paesi vicini, come era in uso nelle nostre zone ai primi del ‘900.

Tale filosofia passa al padre di Pasquale che, nonostante non faccia del vino la sua principale occupazione, prosegue l’attività di vignaiolo e produttore di vino. Pasquale è sempre li, crescendo con gli insegnamenti e le esperienze di due generazioni, ma soprattutto assorbendo quello che è l’amore per la terra e i suoi prodotti.

Finite le scuole superiori Pasquale decide di partire, va a Roma, dove tra un lavoro e l’altro partecipa a vari corsi per produttori di vino, allargando quella che è la sua passione, alimentando il suo sogno.

Queste esperienze lo hanno portato nel 2016, tornato a casa, ad affiancare i cognati nelle produzioni della etichetta “Tenute Bonamici”, etichetta di famiglia che con i suoi “Montanaru” e “Deledda” ha vinto tra l’altro, un calice d’argento al Vinitaly 2018.

Il 2020 è l’anno della svolta, Pasquale decide di proseguire l’attività di produttore, come lui stesso si definisce, “da solista”, ed è proprio come un Compositore che valuta attentamente le pause e le note, quelle più alte e pungenti intervallate e concatenate con quelle più basse e profonde.

Una sinfonia di suoni e silenzi che si trasforma in profumi e aromi, nella ricerca di un perfetto equilibrio di sapori e sentori sino alla stesura definitiva di una ricetta, le cui note di un ipotetico pentagramma sono date dalle percentuali di uve di qualità differenti e soprattutto da vigne differenti, con parti prese da “Benigno” , “Sa ‘e Pramas” e “Torchiati”, ma soprattutto dalla prima vigna che ha dato inizio alle produzioni, ben prima della nascita dell’etichetta: “S’oprecada”.

Queste sono le note e la sapiente “bacchetta” della natura dirige l’orchestra delle stagioni per portare a maturare le vigne che poi saranno controllate assiduamente da Pasquale durante tutto l’anno.

Una foto di Pasquale mentre tiene in mano una bottiglia di De Vidda

Perché’ il lavoro di produttore di vino e in principio quello di vignaiolo, seguono un percorso tortuoso dove l’annata è sempre incerta se si vuole produrre un vino artigianale come quello di Pasquale. Allora le difficolta aumentano perché’ il disciplinare non ammette l’utilizzo di prodotti chimici per la disinfestazione ed ogni piccola avvisaglia di malattia della pianta o di parassiti, va’ individuata e risolta subito, pena un degrado nella qualità della produzione.

È un lavoro duro ed è Pasquale stesso a raccontarci di quel giorno, durante l’ultimo ciclo di produzione, nella fase della “svinatura”, da solo in cantina, finendo di sistemare l’attrezzatura e prepararla per il giorno seguente, ormai sfinito dalle fatiche della giornata e cosciente del lavoro ancora da fare, che ha chiesto a sé stesso “non sarebbe molto più facile industrializzare tutto, utilizzare lieviti, additivi e rendere il tutto più semplice?”. “NO!”

Il suo sconforto è durato il tempo di realizzare che comunque andasse, la sinfonia la suonava lui, e lui era stato ben attento a scegliere correttamente le note (le uve), gli strumenti e l’auditorium (le vigne). Sarebbe stato sicuramente un bel concerto, mancava solo la platea per capire se gli sforzi sarebbero stati ripagati, in caso contrario, l’anno successivo sarebbe stato ancora più attento ed esperto.

Ed è raccontandoci questo aneddoto, che ci ha presentato il suo primo prodotto, il suo primo album da solista, il “De vidda”.

Il dettaglio della etichetta con il nome De Vidda

“De vidda” significa “di paese”, inteso con il suo paese, Mamoiada.

La storia del nome, ve la lasciamo raccontare da Pasquale, nell’etichetta che “veste” la bottiglia e che vi consigliamo di assaporare.

Prodotto in 1472 copie, acquistabile direttamente da Pasquale, “De vidda” è un vino che lo rende orgoglioso e che lui stesso ci presenta come un successo riferito alla scelta nella composizione. Ma non solo, è anche un vino che ha determinato un passaggio importante nella vita del produttore, è la prima etichetta della sua cantina, e come tale è un prodotto a cui ci si affeziona da subito.
Proseguendo il parallelismo con la musica, è il primo album di un musicista che conosce la materia ed ha l’esperienza per poterla produrre, è già un successo dopo tutte le fatiche necessarie per realizzarlo.

È davanti a un bicchiere di “De vidda” che abbiamo tratto l’ispirazione per raccontarvi, nella nostra maniera, la storia di Pasquale e della sua etichetta omonima “Cantine Pasquale Bonamici”.

Ce ne siamo innamorati già da subito, e se possiamo permetterci di darvi un consiglio, potreste “ascoltare quest’album” come abbiamo fatto noi, accompagnati da uno swing di fine anni 40, una musica nata al termine di un periodo difficile in cui la voglia di libertà e di ballare hanno permesso di dimenticare il periodo difficile appena passato, ed è proprio questo lo spirito che serve per il periodo che stiamo vivendo.

Al “De vidda”, a Pasquale, a tutti voi. Salute!

Un brindisi con il calice di vino davanti alla vigna